Stipendio medio in Italia: come varia in base alla formazione
Formazione privata

Stipendio medio in Italia: come varia in base alla formazione

L’argomento stipendio medio in italia, oltre ad essere uno dei più dibattuti, è anche quello che riscuote maggiore interesse tra coloro che sono in cerca di un’occupazione o desiderano dare una svolta significativa alla propria carriera.

Le ragioni risiedono nel fatto che la retribuzione lorda annuale per alcuni non è sufficiente a garantire uno stile di vita dignitoso o l’indipendenza dai genitori, considerando tutte le spese previste in un contesto familiare, come affitto, mutuo, bollette e alimenti.

Ecco perché sempre più persone e aziende decidono di investire nella formazione, uno dei metodi più efficaci per aspirare a ruoli di maggior rilievo, con conseguenti stipendi più alti rispetto alla media nazionale.

In questo articolo affronteremo la questione della paga media presente in Italia, quali elementi incidono nella sua valutazione e come aumentarla attraverso percorsi formativi mirati, come quelli offerti da Howay, che da anni collabora con le agenzie del lavoro MAW e Injob nella qualificazione e aggiornamento degli individui.

Stipendio medio in Italia: a quanto ammonta?

Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), nel 2023 lo stipendio medio degli italiani è stato di circa 44.893 €, in crescita dell’1,8% rispetto al 2022, con un aumento complessivo del 7,5% negli ultimi otto anni. Nonostante ciò, questo valore si colloca al 21° posto su 34 Paesi OCSE, ben al di sotto della media di 53.416 €.

Più nel dettaglio, facciamo un confronto con altre nazioni:

  • In Islanda, che è al primo posto tra i membri OCSE, lo stipendio medio annuo è di 79.473 €.
  • In Lussemburgo, patria molto ambita negli ultimi anni per chi è in cerca di uno stile di vita più agiato, è di circa 78.310 € annui.
  • La Spagna, invece, è poco sopra i 30.000 € annui, inferiore alla media europea.
  • Fanalino di coda Bulgaria e Romania, con gli stipendi medi tra i più bassi dell’UE, rispettivamente intorno a 12.785 € e 13.000 € annui.

Nonostante quanto ritiene il pensiero comune, l’Italia ha visto comunque una crescita modesta nel corso degli anni. Tra il 2000 e il 2023 la media annua è salita da circa 27.264 € a 32.450 €. Il problema tuttavia, è sorto in rapporto alla crescita inflazionistica: tra il 2021 e il 2023 la retribuzione è aumentata in media del 4,7%, mentre l’inflazione è salita del 17,3%, erodendo in modo significativo il potere d’acquisto. Solo nel 2024 si è visto un leggero recupero superiore al tasso dei prezzi, ma risulta ancora insufficiente a colmare il gap.

Questo contesto alimenta il malcontento soprattutto tra i giovani: un solo stipendio spesso non basta per l’indipendenza economica, specialmente in vista dell’acquisto di una casa o della creazione di una famiglia. Le retribuzioni contenute e la stagnazione salariale rendono il quadro sempre più acuto e insoddisfacente.

Quali sono gli elementi che incidono nello stipendio?

Prima di capire quanto la formazione può incidere sullo stipendio medio in Italia, è importante specificare che esistono diversi fattori concatenati che ne determinano la cifra finale e si possono riassumere come segue:

  • Settore (pubblico vs privato): il settore pubblico generalmente offre stipendi più stabili ma leggermente inferiori rispetto al privato (+5 % circa per i ruoli tecnici nel pubblico, secondo i dati Istat).
  • Inquadramento professionale e qualifica: posizioni di responsabilità o ruoli tecnici specializzati, come manager o specialisti ICT, possono guadagnare fino al 50% in più rispetto ai livelli base.
  • Età e anzianità nel ruolo: i lavoratori under 30 guadagnano mediamente il 36,4% in meno rispetto agli over 50; l’esperienza è tra i fattori più determinanti.
  • Formazione ed esperienza: chi possiede un titolo universitario guadagna in media il 43,6% in più rispetto a chi ha solo licenza media.
  • Localizzazione geografica: il Nord presenta salari più elevati nell’industria e nella finazna, mentre nel Sud si lavora per valori intorno ai 10,9 €/ora.
  • Domanda di mercato per la qualifica: ruoli in settori in crescita, come quello high-tech, propongono salari superiori alla media, anche fino al +20%.

A contorno di questi fattori, purtroppo il genere continua ad influenzare lo stipendio anche nel nostro Paese. Nel 2022, per esempio, il gender pay gap è stato del 5,6% in termini di salario orario medio, ma è salito al 16-30% per ruoli dirigenziali o posizioni con laurea. Il divario più marcato interessa le posizioni manageriali, come abbiamo visto in precedenza nell’articolo dedicato a Diversity, Equity & Inclusion.

Si tratta di una discriminazione illegale che però permane. Per questo motivo, le aziende saranno chiamate a rispettare la Direttiva UE 2023/970 sull’Equità Salariale, che introduce l’obbligo di trasparenza retributiva: pubblicazione di dati sulle retribuzioni medie, meccanismi di reclamo accessibili e politiche interne per garantire parità di genere.

Stipendio medio in Italia: quanto incide la formazione

Come anticipato, la formazione incide in modo determinante sullo stipendio medio percepito in Italia. Per esempio, chi possiede una laurea guadagna mediamente di più rispetto a chi si ferma al diploma di scuola secondaria di primo grado. Questo perché il titolo universitario permette di accedere a posizioni meglio retribuite, sia nel settore pubblico, tramite concorsi dedicati, sia nel privato, dove molti ruoli tecnici e manageriali richiedono almeno una laurea triennale.

Nel tempo, il valore della sola licenza media è andato drasticamente riducendosi, anche perché l’età per l’assolvimento dell’obbligo scolastico si è alzata: oggi è richiesta almeno la frequenza di un percorso triennale di formazione o istruzione superiore. Di conseguenza, sono sempre meno le offerte di lavoro accessibili a chi non ha conseguito almeno un diploma.

Ma il ruolo della formazione non si esaurisce con il titolo di studio. Anche durante la vita lavorativa, continuare a formarsi consente di migliorare la propria posizione salariale. In questo senso è utile distinguere tra:

  • Upskilling: corsi di aggiornamento che permettono di affinare e ampliare le competenze nel proprio ambito, restando nella stessa mansione ma con una professionalità maggiore (che può comunque tradursi in un aumento di stipendio).
  • Reskilling: percorsi più trasformativi, che puntano a una vera e propria riqualificazione professionale. Un esempio classico è il passaggio da un ruolo esecutivo a uno decisionale o manageriale, che comporta una significativa crescita retributiva.

In sostanza, scegliere il giusto percorso formativo è fondamentale per aumentare le proprie possibilità occupazionali e migliorare lo stipendio medio annuale. Howay accompagna privati, liberi professionisti e aziende con formazioni personalizzate, mirate a colmare il divario tra competenze attuali e richieste del mercato, favorendo un reale impatto anche sul piano economico.

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