Politiche Attive del Lavoro: quali sono e a chi si rivolgono
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Politiche Attive del Lavoro: quali sono e a chi si rivolgono

Quanti di noi si sono trovati nella spiacevole situazione in cui il lavoro che ci piace sembra un traguardo fin troppo lontano? Potresti essere un giovane che ha lasciato la scuola e non sa da dove cominciare, una mamma che vuole rientrare nel mondo del lavoro dopo anni dedicati alla famiglia, oppure un professionista con alle spalle vent’anni di carriera che ha deciso di cambiare lavoro a 50 anni.

Qualunque sia la tua situazione, devi sapere che attualmente esistono strumenti concreti per rimettersi in gioco. Le Politiche Attive del Lavoro, infatti, sono azioni e percorsi pensati per aiutare le persone ad entrare o rientrare nel mercato del lavoro, per l’appunto, sviluppando competenze, orientamento e opportunità reali.

Howay, con i suoi servizi di upskilling e reskilling, supporta professionisti e disoccupati nel costruire il proprio futuro professionale, aiuta le aziende a formare i dipendenti per farli crescere e offre consulenza HR per creare ambienti di lavoro inclusivi e produttivi. 

In questo articolo scopriremo cosa sono le Politiche Attive per il Lavoro, quali opportunità offrono e perché possono fare la differenza per te o per la tua azienda.

Politiche Attive del Lavoro: di cosa si tratta

Se ne sente spesso parlare negli ultimi anni, ma cosa sono le Politiche Attive del Lavoro esattamente? In breve, si tratta di un insieme di misure strutturali, come orientamento, formazione e abbinamento tra domanda e offerta, pensate per contrastare le fragilità del mercato del lavoro e favorire l’inclusione di tutte le persone, soprattutto quelle più vulnerabili.

L'esigenza nasce dalle analisi Istat degli ultimi anni sull’occupazione nazionale: per esempio, ad aprile 2025 il tasso generale di disoccupazione era al 5,9%, con quello giovanile (fascia compresa tra i 15 e i 24 anni) che raggiungeva picchi del 19,2%. Ciò significa che 1 giovane su 5 è senza un impiego e non studia, rientrando nella definizione di NEET.

Anche le donne pagano un prezzo più alto rispetto agli uomini: il tasso di disoccupazione femminile si attesta all’8,1% nel primo trimestre 2025 (contro il 6,2% maschile), e il divario di partecipazione al lavoro con gli uomini supera i 18 punti percentuali, con tassi di occupazione femminile intorno al 53,5 % rispetto al 72 % maschile.

Per le persone con disabilità i dati mostrano un ulteriore svantaggio, con tassi di occupazione sensibilmente più bassi rispetto alla media nazionale (anche se i numeri precisi variano, resta comunque un gap strutturale riconosciuto da Istat e Ministero del Lavoro).

Questi risultati chiariscono quanto non sia sufficiente creare semplicemente posti di lavoro, in quanto è importante preparare le persone a cogliere le opportunità che offre il mercato, in base alle proprie capacità ed esigenze. Le Politiche Attive, infatti, servono proprio a questo: offrire formazione mirata, accompagnamento personalizzato e servizi integrati per ridurre lo scarto tra competenze richieste e competenze possedute. Proprio come fa Howay, supportando chi cerca lavoro e le aziende nel valorizzare (e riqualificare) il proprio capitale umano, in collaborazione con le agenzie del lavoro MAW e Injob.

A chi si rivolgono le Politiche Attive del Lavoro

Come avrai intuito dal paragrafo precedente, le Politiche Attive per il Lavoro non sono pensate per una sola categoria di persone, ma per chiunque si trovi in una situazione di fragilità o transizione lavorativa. Questo perché mirano a favorire l’accesso, il reinserimento o la stabilizzazione nel mercato del lavoro, accompagnando ogni individuo con percorsi mirati e personalizzati. 

Ecco nel dettaglio la platea di beneficiari di tali strumenti:

  • I disoccupati, sia di breve che di lunga durata, che necessitano di orientamento e nuove competenze per ricollocarsi.
  • I NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione, spesso scoraggiati e fuori dai circuiti tradizionali.
  • Chi non ha mai lavorato, ad esempio giovani alla prima esperienza o persone che si sono dedicate ad altro (cura familiare, studio, ecc.).
  • Le donne, particolarmente colpite dall’inattività lavorativa, che vogliono rientrare o consolidare la propria posizione nel mercato.
  • Chi ha perso il lavoro dopo i 50 anni, spesso penalizzato da stereotipi legati all’età e da un rapido cambiamento delle competenze richieste.
  • I percettori di NASpI o ex percettori di Reddito di Cittadinanza, che hanno l’obbligo o l’opportunità di intraprendere percorsi di reinserimento.
  • Gli appartenenti alle categorie protette (Legge 68/99), come le persone con disabilità o altre fragilità riconosciute.
  • I rifugiati politici e i titolari di protezione internazionale, che necessitano di integrazione linguistica e professionale.
  • Chi si trova in cassa integrazione o ha contratti precari, a rischio di esclusione o di permanere in lavori instabili.

Considerata la diversità delle esigenze delle categorie di cui sopra, è chiaro che si parla di più strumenti e azioni che agiscono su fronti diversi. Nel prossimo paragrafo vedremo quali sono le principali Politiche Attive per il Lavoro attualmente in vigore e come rispondono ai bisogni dei destinatari.

Quali sono le attuali misure di Politiche Attive del Lavoro?

In via generale, le Politiche Attive comprendono strumenti come la formazione professionale, il tirocinio extracurriculare, l’orientamento specialistico, l’accompagnamento al lavoro (come la nostra Imprinting Academy), le agevolazioni per categorie fragili e gli incentivi fiscali o contributivi per nuove assunzioni. 

Di seguito vediamo le misure attualmente in vigore in Italia:

  • Programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori): nato per favorire il reinserimento lavorativo dei disoccupati attraverso percorsi di formazione mirata e servizi personalizzati.
  • Garanzia Giovani: rivolta ai NEET tra i 15 e i 29 anni, ha coinvolto più di 1,7 milioni di giovani favorendo il loro inserimento nel mondo del lavoro.
  • Piano Nuove Competenze (PNC): permette alle aziende di rimodulare l’orario di lavoro dei dipendenti per dedicare ore alla formazione retribuita, con costi coperti da fondi pubblici. Serve a sostenere l’aggiornamento professionale in settori in trasformazione.
  • Navigator e Reddito di Cittadinanza: i navigator (attivi fino al 2022) supportavano i Centri per l’Impiego per aiutare i percettori del Reddito di Cittadinanza a trovare lavoro, attraverso percorsi di orientamento e matching tra domanda e offerta.
  • Tirocini extracurricolari: strumento di inserimento lavorativo per giovani e disoccupati. Offrono un’esperienza pratica in azienda per sviluppare competenze professionali spendibili, spesso propedeutiche all'assunzione.
  • Incentivi all’assunzione: sgravi contributivi per le aziende che assumono categorie svantaggiate come giovani under 36, donne con almeno 2 figli, lavoratori over 50, percettori NASpI o Reddito di Cittadinanza e persone con disabilità.

Come si può notare, le politiche messe in atto sono numerose e rispondono a bisogni specifici di ciascuna platea, grazie a strategie mirate. Poiché alcune sono attive da tempo, possiamo già notare i primi cambiamenti incoraggianti: per esempio, tra gli oltre 800 mila giovani usciti dalla Garanzia Giovani, il 66,4% ha trovato un'occupazione, perlopiù stabile.

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