Regolamento europeo Intelligenza Artificiale e applicazioni sul lavoro
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Regolamento europeo Intelligenza Artificiale e applicazioni sul lavoro

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale è passata da tecnologia di svago a presenza costante e pervasiva, soprattutto nel mondo del lavoro. Sempre più aziende ricorrono a soluzioni basate su IA per ottimizzare i processi, aumentare l’efficienza e supportare le decisioni strategiche. Secondo i dati Eurostat, già nel 2023 oltre il 10% delle imprese europee utilizzava almeno un'applicazione di intelligenza artificiale, con una crescita significativa nel settore dei servizi, della logistica e delle risorse umane.

Dalla selezione automatizzata dei candidati alla gestione predittiva delle scorte, dall’analisi dei dati alla generazione di contenuti, le applicazioni di questa tecnologia sono molteplici e in continua evoluzione. Detto ciò, una tale accelerazione porta con sé anche dubbi e interrogativi: come vengono trattati i dati? Chi è responsabile di un errore decisionale dell’algoritmo? Esiste il rischio di discriminazioni nei processi automatizzati?

Per rispondere a queste domande e offrire un quadro normativo chiaro, l’Unione Europea ha recentemente approvato il Regolamento europeo Intelligenza Artificiale. Si tratta del primo provvedimento legislativo al mondo che disciplina in modo sistematico l’uso dell’IA, con l’obiettivo di garantire sicurezza, trasparenza e tutela dei diritti fondamentali, anche in ambito lavorativo.

In questo articolo analizzeremo i punti salienti della normativa, vedremo come l’intelligenza artificiale viene già utilizzata sul lavoro e quali sono i potenziali rischi, per poi capire quali misure adottare per un utilizzo responsabile e conforme alla normativa europea.

Cos’è il Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale

Approvato definitivamente dal Parlamento europeo nell’aprile 2024, il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale (noto anche come AI Act) è la prima normativa al mondo a regolamentare in modo organico lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA. Si tratta di un provvedimento ambizioso, che mira a coniugare innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali, promuovendo un approccio etico e responsabile all’intelligenza artificiale.

Gli obiettivi principali del Regolamento sono tre:

  • Garantire la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori;
  • Salvaguardare i diritti fondamentali (come la privacy e la non discriminazione);
  • Incoraggiare uno sviluppo trasparente, affidabile e conforme ai valori europei.

Per farlo, il Regolamento introduce un sistema di classificazione del rischio, suddividendo le applicazioni dell’IA in quattro categorie:

  • Rischio inaccettabile: tecnologie vietate, come il riconoscimento facciale in tempo reale negli spazi pubblici o i sistemi di “punteggio sociale”;
  • Rischio alto: sistemi utilizzati in ambiti sensibili come l’istruzione, la giustizia, la sanità o la selezione del personale. Qui si impongono obblighi rigorosi di trasparenza, controllo umano e documentazione;
  • Rischio limitato: tecnologie che prevedono un'interazione con l'utente, come i chatbot, soggette a obblighi minimi di informazione;
  • Rischio minimo: strumenti considerati sicuri, come i filtri antispam o i suggerimenti di contenuti.

L’ambito di applicazione è ampio e trasversale, in quanto coinvolge sia il settore pubblico che quello privato, con implicazioni dirette per le imprese, i professionisti e i lavoratori che utilizzano tali strumenti nella quotidianità lavorativa.

Intelligenza Artificiale sul Lavoro: le condizioni da rispettare

L’intelligenza artificiale può essere una risorsa preziosa, ma in Europa (Italia compresa) il suo utilizzo è soggetto a regole piuttosto rigide, soprattutto quando si tratta di analizzare dati personali o prendere decisioni che riguardano le persone. Per garantirne la liceità e la sicurezza, qualsiasi soluzione di IA deve rispettare tre grandi pilastri: protezione dei dati, assenza di discriminazioni e trasparenza.

In primo luogo, il GDPR impone che i candidati vengano informati chiaramente se il loro CV sarà analizzato da un algoritmo, e richiede una base legale per il trattamento dei dati personali (come il consenso o l’interesse legittimo). I candidati devono poter accedere ai propri dati, correggerli o chiederne la cancellazione, e se il sistema attribuisce punteggi o effettua classificazioni, questo deve essere dichiarato.

In secondo luogo, l’IA non deve contenere bias discriminatori; difatti, è responsabilità dell’azienda garantire che non ci siano disparità basate su genere, età, origine o altri fattori. Non solo, anche se il software è fornito da terzi, chi lo utilizza risponde degli effetti che produce.

Infine, secondo l’articolo 22 del GDPR, non è ammesso affidare interamente ad un algoritmo una decisione che abbia effetti significativi su una persona, come l’assunzione o il rifiuto a un lavoro; serve sempre un intervento umano che validi l’esito.

Inoltre, con l’approvazione dell’AI Act nel 2024, i software di selezione del personale vengono ufficialmente classificati come "ad alto rischio": ciò significa che dovranno rispettare ulteriori obblighi su trasparenza, sicurezza e tracciabilità, essere registrati in un database europeo e sottoposti a controlli periodici.

In altre parole, si può usare l’intelligenza artificiale sul lavoro, ma solo se è etica, trasparente e supervisionata da esseri umani.

I rischi dell’Intelligenza Artificiale sul Lavoro secondo il Regolamento Europeo

Se usata con superficialità o scopi poco trasparenti, l’intelligenza artificiale può diventare uno strumento tutt’altro che neutro. Il Regolamento europeo non a caso classifica alcuni usi dell’IA come ad alto rischio, soprattutto quando hanno effetti concreti sulla vita delle persone, come succede in ambito lavorativo.

Uno dei pericoli principali è quello della profilazione indebita: algoritmi che analizzano comportamenti, tratti caratteriali o abitudini digitali per determinare l’idoneità a una posizione lavorativa o per monitorare il rendimento. Qual è il rischio? Che il tutto avvenga senza consapevolezza né consenso, sulla base di criteri opachi o distorti.

A ciò si aggiungono le discriminazioni algoritmiche. Se i dati a cui attinge l’IA contengono pregiudizi (di genere, etnia, età o altro) l’algoritmo tenderà a riprodurli, penalizzando intere categorie di candidati senza alcun intervento umano.

Un altro tema delicato è la perdita di trasparenza nei processi decisionali. Sempre più spesso le aziende si affidano a sistemi automatizzati per valutare performance, concedere bonus e promozioni. In questo caso ci si chiede come si possano contestare le decisioni dell’IA e se ci sia adeguata preparazione nell’utilizzarla.

Infine, non manca il rischio più conosciuto, ovvero la privacy e il trattamento dei dati sensibili, spesso raccolti in quantità massicce senza informare adeguatamente gli interessati. Così come un pericolo più subdolo, di cui si inizia a parlare soltanto in tempi recenti, ovvero l’eccessiva dipendenza dalle macchine, che può portare ad un impoverimento delle competenze umane e una progressiva delega di responsabilità.

Regolamento europeo Intelligenza Artificiale: tutele per i lavoratori

Il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale non si limita a mettere in guardia sui rischi, ma indica anche con chiarezza quali sono gli obblighi da rispettare, soprattutto nei contesti lavorativi dove l’IA può incidere su diritti, opportunità e dignità delle persone.

Prima di tutto, è richiesta la massima trasparenza. I sistemi classificati come ad alto rischio, tra cui quelli usati per la selezione del personale o la valutazione delle performance, devono essere tracciabili, documentati e comprensibili. In altre parole, lavoratori e candidati devono sapere quando e come un algoritmo viene utilizzato.

Altra misura fondamentale è la valutazione d’impatto: le aziende sono tenute ad analizzare preventivamente i possibili effetti dell’intelligenza artificiale sui lavoratori, per evitare discriminazioni o abusi. Tale analisi può includere audit, verifiche periodiche e il coinvolgimento di una supervisione umana nei processi decisionali automatizzati.

Il Regolamento promuove anche la formazione dei dipendenti, affinché possano utilizzare l’IA in modo etico, consapevole e critico. Inoltre, valorizza lo sviluppo delle competenze e dell’alfabetizzazione digitale, considerate ormai fondamentali per muoversi nel mondo del lavoro odierno.

Da notare che, se tutte le precauzioni non dovessero essere rispettate, sono previste sanzioni proporzionate, che mirano a tutelare i diritti dei lavoratori e garantire l’uso responsabile di uno strumento tanto vantaggioso, quanto rischioso.

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